Lavoro. La Corte Europea dei diritti umani dice no ai controlli sull’uso del pc aziendale: “Viola la privacy del lavoratore”
E’ questo il principio sancito dalla Corte europea dei diritti umani (Application n. 61496/08).
La privacy del lavoratore va sempre e comunque tutelata, specie sotto il profilo dell’informazione preventiva concernente l’uso dei controlli.
E’ questo il principio sancito dalla Corte europea dei diritti umani (Application n. 61496/08), intervenuta su una faccenda che aveva condotto al licenziamento di un lavoratore romeno che usava internet per fini personali durante le ore di lavoro.
Il caso è nato dalla vicenda di un dipendente di un’azienda che, sebbene autorizzato dal proprio datore di lavoro a creare un account yahoo aziendale per il servizio clienti, era stato poi sorpreso a fare uso personale del medesimo e quindi licenziato.
In Romania i giudici, a seguito del ricorso presentato dal lavoratore che lamentava la violazione della propria privacy, gli avevano dato torto e nel 2008 il lavoratore aveva portato la questione alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che a sua volta, il 12 gennaio 2016, aveva dato ragione al datore di lavoro.
I giudici in quella sede avevano rilevato in particolare che se la privatezza della sua vita e della sua corrispondenza erano state violate tuttavia il suo datore di lavoro, nel controllo, era stato ragionevole, motivando il procedimento disciplinare.
La questione è andata avanti sino alla sentenza della Grande Sezione della Corte, che ha altresì sancito la violazione della privacy del lavoratore da parte del datore di lavoro.